Cos’è lo Smart Working e a che punto è in Italia
Lo Smart Working è una filosofia manageriale che si basa sulla restituzione al lavoratore autonomia e flessibilità nello scegliere il luogo, l’orario di lavoro ( in parte o totale) e gli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.
Di fatto la pianificazione ed il controllo sono alla base della scelta di implementare un sistema di lavoro in Smart Working
Chiarisco subito che lo Smart Working non deve essere confuso con il concetto di telelavoro o viene ricondotto a politiche di welfare e conciliazione.
Il cambiamento sostanziale che deriva dallo Smart Working è ben più profondo: si passa da un management orientato al presenzialismo e al controllo, ad uno orientato alla fiducia, alla collaborazione, alla flessibilità e alla delega.
Per implementare un sistema di Smart Working le imprese devono operare su quattro leve: policy organizzative di flessibilità di orario e di luogo di lavoro;
tecnologie digitali, che ampliano e rendono virtuale lo spazio di lavoro;
layout fisico degli spazi di lavoro, che impatta sulle modalità di lavoro e può condizionare efficienza, efficacia e benessere; comportamenti e stili di leadership, legati sia alla cultura dei lavoratori e al loro modo di “vivere” il lavoro, sia all’approccio da parte dei capi all’esercizio dell’autorità e del controllo.
In Italia lo Smart Working ha dal 2017 un quadro normativo tra i più avanzati a livello internazionale [1] è ed è una pratica sempre più diffusa soprattutto nelle grandi organizzazioni: nel 2019 il 58% ha già introdotto un progetto strutturato e il 5% dichiara che lo introdurrà entro i prossimi 12 mesi.
Nelle PMI la diffusione delle iniziative di Smart Working è in crescita ed è pari al 12%; tra queste organizzazioni si continua a prediligere l’approccio informale, seguito nel 18% del campione.
Anche nelle PA inizia a crescere l’interesse verso lo Smart Working: i progetti strutturati sono raddoppiati rispetto allo scorso anno, passando dall’8% al 16%.
Cresce anche il numero degli smart worker [2]: le analisi effettuate su un panel statisticamente rappresentativo di lavoratori, ci portano oggi a stimare circa 570 mila [3] persone, il 20% in più rispetto allo scorso anno.
Perché tanta enfasi sullo Smart Working in questo periodo?
L’emergenza Covid-19 ha posto lo Smart Working al centro dell’attenzione mediatica perché il lavoro da remoto è una misura che permette di rispettare le limitazioni dovute all’attuale emergenza sanitaria e, allo stesso tempo, permette di assicurare la continuità del business
Ma attenzione molte persone stanno iniziando ad applicare, erroneamente lo Smart Working, ma una sperimentazione estrema e forzata di “lavoro da remoto” in cui il lavoratore non ha possibilità di scegliere il luogo in cui lavorare, bensì è di fatto vincolato a stare a casa.
L’applicazione del vero Smart Working, inoltre, richiede una trasformazione del modello manageriale e della cultura dell’organizzazione, una innovazione profonda del modo stesso di concepire il lavoro e la propria relazione con l’organizzazione.
Seguendo i requisiti richiesti dello Smart Working, nello specifico, i lavoratori dovrebbero essere accompagnati nella corretta e graduale assunzione di responsabilità nella gestione della maggiore autonomia nella scelta delle modalità operative testando nuove soluzioni ed imparando a misurarsi sui risultati. T
Tale passaggio culturale non può però avvenire in tempi rapidi, come richiesto da questa emergenza, ma deve essere supportato da iniziative di comunicazione, formazione e accompagnamento delle persone.
Un progetto di coaching a distanza al momento è una soluzione che accelera in modo graduale il processo di implementazione del veri smart working perché sviluppa consapevolezza e analisi del piano di azione per singolo lavoratore e livello aziendale